viaggio
 

Dallo specchio © taglioavvenuto - Ezio Falcomer

 
La cosa, il bello del quadro
è guardarlo dallo specchio
cercare per ogni verso il viso
che non c'è.
Vedervi il sorriso: non basta
degli occhi e sulla bocca; le parole
ed i gesti rimangono la sua menzogna
pur sempre.
Che fare?
Detto fare, non pensare
E un bacio non basterebbe, né
vomeri da capostipite e l'argilla e le mani
né gli schiaffi di un intero planetario.

Luci che precedono seguono le ombreggiature
un fiume di colori che non si è mai
cessato, né si farà, di versare dalla tela.
 
taglioavvenuto
divider 
 
Guardarlo dallo specchio. Ecco la lussuria del quadro! Vi cerco ovunque il sembiante, lo scruto dentro l'assenza. Vi scorgo il sorriso, una menzogna reale fatta di gesti e parole, un'impostura oltre le labbra e gli occhi. Lo sguardo è azione, spegnersi del pensiero. Vano è il bacio al cristallo, inutile la bruta spinta dello scavare, ermeneutico naufragio. Inane scolpire la materia dalle viscere, violentarla con la grazia dirompente dal cosmo. Vani gli dèi. Il divenire del colore è luce assoluta che scroscia sulle sfumature. E ne nasce. Sgorga dalla tela un canto ultravioletto immortale, e senza futuro. Una ridondanza da fecondarne il tessuto. mManiacheisti, sguardoni riflettenti di muscoli in propri, tu e lui, manco palotone pretendeva tanto, che tanto lo specchio misura solo la dimensione del sesso dal soffitto, de privati; la tela dei sudacri, ecco cosa viste, dai umorali sensi, fatevi una misura e dei tempi e non fate i suini, che questo è luogo santo, coinvertitevi e fate i sorrisi delle foto.
(segue risata grassa)
 
Ezio Falcomer

Relitti in mare © woodenship - Giuseppe Pittà

 
Ondeggianti
par che la risacca li culli pure.
Ed invece è perchè sei vivo
spettatore
osservi la morte intorno:
molto bella la marina oggi
quasi come la morte
allo stesso tempo è oscena e forte
te lo dice il sole a decoro.
Per un solo istante il frangersi dell'onda
azzittisce la piccolezza e l'ipocrisia.
Respiri, non è un singulto
se te lo si chiede
respiri anche per chi non può più.
 
woodenship
divider 
 
piccolo manufatto di parole liberamente (molto liberamente) ispirato da “Relitti in mare” di Woodenship, scusandomi con lui per avergli sottratto la bellezza della sua nobilissima Poesia ed averla restituita in odore di ignobiltà. Grazie per la pazienza.

… nostro mare o forse solo mare che soffia forte contro i destini quelli da fare a pezzi da soffocare con i suoi abbracci questo mare che ha imparato ad uccidere ad essere servo di una luce che si nega di un domani che non vuol saperne di spuntare qui dove noi che siamo sognatori ci affidiamo alla pericolosità del viaggio come dovessimo sbarcare su marte o calpestare il fiume rarefatto degli anelli di saturno noi che abbiamo sempre stentato a respirare oggi come ieri e ci troviamo a nuotare senza averne alcuna conoscenza trattati come schiavi merce di scambio carne da frullare nelle ore aspre della spiaggia quando la sabbia si nasconde nei corpi che sono quelli nostri che urliamo nel silenzio dei rumori delle eliche delle motovedette degli elicotteri nelle parole di chi viene ad onorarci della presenza istituzionale e negli sguardi infelici e nobili dei pescatori che da un po’ catturano bambini con le loro reti noi che abitiamo le strade degli altopiani che diamo del tu al sole sfidandolo ogni giorno con l’arroganza e la presunzione noi che abbiamo sogni concreti di un nuovo cellulare un magico box a accompagnarci di musica che giochiamo alla fatalità di una roulette come a puntare sul numero giusto da portarci in una nuova e più docile casa e invece quello che non è riuscito al machete affilato riesce al remo pesante del tizio in maglietta rossa e jeans scoloriti lui è diventato abile a maneggiarlo rompe le teste con perizia una ad una con metodo e affonda i corpi che annaspano portandoli al centro dei vortici più forti muovendo come un grande cucchiaio tra le onde ed è così che ce ne andiamo dai mondi quello che abbiamo voluto lasciare e quello che ci sembrava giusto ci accogliesse ce ne andiamo senza neanche sapere l’ora giusta né il giorno preciso che siamo partiti quattro o forse cinque giorni fa oggi dunque doniamo al tempo l’ultimo respiro mentre la marina è bella ma non come la morte che da subito ci libera di tutti i pensieri brutti o belliche siano stati che ci porta lontano dagli affanni senza catene a frangerci di onde e di scogli liberi finalmente …
 
Giuseppe Pittà
 
Tutte le opere partecipanti vai a
 
 
Progettazione grafica e web editing: Anna De Vivo